Lo scorso Febbraio sono stato ad
Okinawa dove ho preso parte al Chief Instructor’s Gasshuku ed
ogni mattina (come faccio dalla mia prima permanenza ad Okinawa
nel 1998) mi sono recato a praticare Zazen a Kozenji, sotto la
guida di Sakiyama Sogen Roshi (il novantenne, famoso, Maestro
Zen Rinzai già discepolo in gioventù del fondatore del
Goju-Ryu, Chojun Miyagi Sensei).
Taigo Spongia e Sakiyama Sogen Roshi
Al termine di ogni seduta di Zazen
Sakiyama Roshi ci ha dedicato, con la consueta generosità,
un’interessante lezione.
In una di queste lezioni ha
spiegato dettagliatamente, con tanto di grafico alla lavagna, la
corretta disposizione della postura dello Zazen in relazione al
Koshi ed al Tanden.
Interessantissimo argomento che
vedrò di trattare più dettagliatamente in altro articolo.
Il penultimo giorno del Chief
Instructor’s Gasshuku, Higaonna Sensei aveva invitato tutti i
partecipanti ad intervenire la mattina successiva a Kozenji:
Sakiyama Roshi avrebbe tenuto una lezione alle 07:30 ed anche
chi non avrebbe preso parte alla sessione di Zazen delle 6, era
ammesso a partecipare.
Alle 6:00 ero a Kozenji ed ho preso
parte allo Zazen dell’alba.
Al termine dello Zazen, sono
confluiti molti altri partecipanti al gasshuku e ci siamo
disposti nello Zendo in attesa dell’ingresso di Sakiyama Roshi.
Dopo qualche minuto, puntualmente,
Sakiyama Roshi entra nel Dojo e con grande sorpresa vedo che è
seguito da un altro monaco, vestito con un kolomo dal delicato
colore scarlatto.
Shimano Roshi è stato il primo ad
introdurre lo Zen Rinzai in America e più di 50 anni prima
aveva condiviso la vita e la formazione di novizio con Sakiyama
Roshi nel Tempio di Ryūtakuji.
Sakiyama Roshi era visibilmente
felice della presenza del suo vecchio Kohai ed amico con il
quale aveva condiviso tanti anni di pratica.
Shimano Roshi era arrivato
all’aeroporto di Naha la sera prima senza alcun preavviso per
evitare a Sakiyama Roshi l’imbarazzo di dedicargli
un’adeguata accoglienza.
Sakiyama Roshi che non vedeva il
suo vecchio amico da 30 anni, aveva chieso a Shimano Roshi di
tenere per noi un’improvvisata lezione la mattina successiva
al suo posto.
Che grande regalo ci stava offrendo
Sakiyama Roshi!
Shimano Roshi, accettato
l’invito, prende la parola e ci parla in perfetto inglese.
Come sono stato abituato a fare,
nel seguire il mio Maestro Zen per più di 15 anni, ho
memorizzato la splendida lezione di Eido Shimano Roshi per
poterla condividere, come un tesoro prezioso, con chi non ha
avuto la fortuna di essere presente.
Shimano Roshi inzia dicendo di
essere venuto dagli Stati Uniti a Tokyo e di aver deciso
l’improvvisata visita a Sakiyama Roshi così:
‘Sono arrivato
all’aeroporto e l’ho chiamato ed eccomi qui, Sakiyama Roshi
mi ha chiesto di farvi questa improvvisata lezione ed io penso
che questa occasione d’incontro tra di noi, sia stata generata
da tutta una serie di cause ed effetti, che noi chiamamiamo
‘En’ (legge di causalità), l’incontro e la pratica
insieme tra me e Sakiyama 50 anni fa, il vostro aver iniziato la
pratica sotto la guida di Higaonna Sensei, l’essere venuti ad
Okinawa da varie parti del mondo, l’essere poi venuti oggi a
Kozenji e la mia casuale presenza qui…. È senz’altro un
dono prezioso che la vita ci ha offerto il poterci incontrare
oggi qui.’
Ci racconta dei giorni di pratica
da novizio trascorsi accanto a Sakiyama Roshi.
Ci racconta che Sakiyama Roshi era
soprannominato (non ricordo il termine giapponese da lui usato)
: ‘autentico ricercatore della verità’ e che era solito, al
termine della dura giornata nel monastero, proseguire il suo
esercizio solitario dello Zazen nel Dojo fino alla mezzanotte.
Un giorno Shimano Roshi, che
sinceramente ammirava il suo senpai Sakiyama, gli chiese se
poteva unirsi alla sua pratica privata e condividere con lui lo
Zazen.
Sakiyama accettò e decisero di
sedersi uno di fronte all’altro e di porre un kyosaku tra di
loro con l’accordo che, per sostenersi ed incoraggiarsi
vicendevolmente, chi avesse visto l’altro cadere preda della
distrazione o del sonno lo avrebbe liberamente colpito.
Shimano Roshi racconta che Sakiyama
sedeva come una montagna senza mostrare segni di cedimento e che
lui più che concentrarsi sullo Zazen si concentrava sul suo
compagno in attesa di un suo segno di cedimento per colpirlo
prontamente, ma, disse: ‘solo un paio di volte ci riuscii,
così non credo che Sakiyama ottenne un grande beneficio dalla
mia presenza ma io senz’altro fui profondamente ispirato e
colpito dal suo Zazen.’
Shimano Roshi ci invita ad
osservare la foto appesa nel Dōjō di Kozenji, è la
foto del loro Maestro Soen Nakagawa Roshi e ci racconta un
episodio della vita del loro Maestro.
Un giorno Nakagawa Roshi fu inviato
a predicare in una prigione a 2000 carcerati che erano stati
riuniti per l’occasione e che già pensavano, annoiati, di
assistere alla solita predica di un prete.
Nakagawa Roshi sorprese tutti, si
inginocchiò e con le mani giunte in gassho e con le lacrime
agli occhi disse: ‘ vi prego perdonateci, vi prego
perdonateci, perdonate noi monaci perché è a causa nostra che
voi siete qui, è a causa della nostra pratica insufficiente se
il Dharma non vi ha raggiunto e la vostra vita vi ha portato in
questa difficile situazione. E’ colpa nostra se voi siete qui.’
Queste parole fecero breccia nel
cuore dei detenuti.
Poi, un giorno, Shimano Roshi, fu
inviato a New York ad insegnare alla Zen Studies Society e
ricordava ancora Sakiyama Roshi che venne a salutarlo al porto
di Yokohama.
Shimano Roshi continua la sua
lezione dicendo:
‘Oggi, in Giappone e in
tutto il mondo, c’è un diffuso sentimento di depressione, i
giovani sono depressi e io penso che sia venuta a mancare
l’energia che viene dall’hara e in questo lo Zazen può
essere di grande aiuto.’
Cita dunque un filosofo occidentale
(di cui mi è sfuggito il nome) il quale affermò che la civiltà
occidentale sarebbe stata aiutata e ne sarebbe nato un nuovo
risorgimento attraverso il contatto e l’influenza con la
cultura e la religione orientale.
Così Shimano Roshi ripercorre il
cammino del Buddhismo nella sua diffusione nel mondo: nato in
India si è diffuso nel sud est asiatico: Thailandia, Vetnam,
Sri Lanka… assumendo la forma della tradizione Theravada, poi
è giunto in Cina e dalla Cina in Giappone, Corea e Tibet nella
forma della tradizione Mahayana, oggi è infine giunto in
Occidente, così la profezia del filosofo occidentale si sta
avverando.
E fa riferimento al Maestro Taisen
Deshimaru, Primo Patriarca Zen d’Europa, e Maestro del mio
Maestro, raccontando di quando fece visita a Deshimaru Roshi nel
Tempio de la Gendronierre da lui fondato in Francia.
Poi prosegue:
‘Ogni mattina, noi monaci,
recitiamo i quattro voti del Bodhisattva (Shimano Roshi canta i
voti):
Shujo Muhen seigan do
Bonno mujin seigan dan
Ho mon muryo seigan gaku
Butsu-do mujo seigan jo
Per quanto innumerevoli possano
essere gli esseri viventi, faccio voto di salvarli tutti.
Per quando innumerevoli siano
le illusioni faccio voto di sradicarle tutte.
Per quanto innumerevoli siano
le porte del Dharma (gli Insegnamenti) faccio voto di penetrarli
tutti.
Per quanto profonda e
incommensurabile sia la Via del Buddha faccio foto di
percorrerla.
Sotto un profilo logico/razionale
si tratta di voti irrealizzabili ma proprio nella loro
irrealizzabilità sta la loro grandezza e occasione di salvezza.
E Shimano Roshi racconta di aver
assistito ad un musical che è in scena da moltissimi anni a New
York: ‘Man of la Mancha’.
Parla di Don Quixote e in una
bellissima scena c’è Don Quixote al centro del palco con il
suo bastone in mano e una voce fuori campo gli chiede: ‘What
is your quest?’ (qual è la tua ricerca?).
Don Quixote batte il suo bastone in
terra e risponde: ‘Quest?, Quest ?’
e parte la musica, la bellissima
canzone:’The impossibile dream’.
Shimano Roshi racconta di essere
rimasto profondamente colpito da questa canzone: ‘questa
canzone esprime perfettamente i nostri voti, la Via del
Bodhisattva’ aveva pensato.
Qualche tempo dopo era andato a
fargli visita l’autore di questa canzone e gli aveva detto ‘Tu
sei Buddhista, anche se non lo sai, questa canzone
esprime perfettamente i nostri voti’
A questo punto Shimano Roshi
accenna qualche strofa della canzone…
Ecco il testo integrale:
To dream the impossible dream
To fight the unbeatable foe
To bear with unbearable sorrow
To run where the brave dare not go
To right the unrightable wrong
To love pure and chaste from afar
To try when your arms are too weary
To reach the unreachable star
This is my quest
To follow that star
No matter how hopeless
No matter how far
To fight for the right
Without question or pause
To be willing to march into Hell
For a heavenly cause
And I know if I'll only be true
To this glorious quest
That my heart will lie peaceful and calm
When I'm laid to my rest
And the world will be better for
this
That one man, scorned and covered with scars
Still strove with his last ounce of courage
To reach the unreachable star
Traduzione in Italiano:
Sognare il sogno impossibile
Combattere il nemico imbattibile
Sopportare un dolore insostenibile
Per correre dove i coraggiosi non osano andare
Per riparare ad un torto a cui non si può
rimediare
Per amare in modo puro e
casto
Sforzarsi quando le proprie braccia sono troppo stanche
Per raggiungere la stella irraggiungibile
Questo è il mio scopo: seguire quella stella
Non importa quanto possa essere impossibile, non importa quanto
lontana
Battersi per la giustizia senza porsi domande o concedersi
risposo
Essere disposto a sprofondare all’inferno
In nome di una causa divina (celeste)
So che, se solo sarò fedele a questa ricerca gloriosa,
Il mio cuore riposerà tranquillo e sereno quando morirò
E il mondo sarà migliore per questo
Sarà migliore se un solo uomo, disprezzato e pieno di
cicatrici,
Ancora si battesse, con l’ultima oncia di coraggio,
Per raggiungere quella stella irraggiungibile.
Puoi ascoltare la canzone
qui:
E prosegue commentando:
‘E’ questo sogno
impossibile che sostiene la nostra vita.
E’ questa stella
irraggiungibile che orienta la nostra vita e la riempie di
significato.
Nella nostra vita lo sforzo è
importante, è molto importante il nostro personale impegno e
sforzo ma, arrivati ad un certo punto non è più sufficiente e,
allora qualcosa, altro da noi, possiamo chiamarlo Dharma, Dio,
interviene e ci sostiene.’
( Shimano Roshi fa riferimento al
principio Jiriki e Tariki: il potere proprio e il potere che
viene dall’altro che vanno sempre assieme).
‘Nella nostra vita, la
disperazione va e viene, viene e va, e dobbiamo tentare,
ritentare e provare ancora, e ci capiterà di piangere e
piangere ancora e poi ritentare verso quel sogno impossibile e
quando avrete fatto tutto quello che è in vostro potere allora
qualcosa interviene e voi potrete dire ‘let it be’, sia quel
che sia.
Tutti voi, che siate monaci,
praticanti di karate, medici… qualunque sia l’ambito in cui
si dispiega la vostra azione, non dovete abbandonare il vostro
‘sogno impossibile’.
E quando avrete fatto tutto il
possibile verso questo ‘sogno impossibile’ allora potrete
finalmente dire : ‘let it be’ e allora, solo allora,
troverete la pace della mente.“
La depressione, la mancanza di
fede, sono il risultato di una vita guidata solo dal calcolo di
profitti e perdite, rendendo la nostra vita davvero povera e con
un orizzonte ristretto.
Ritrovare un sogno impossibile per
cui vivere e morire è l’unico modo per vivere una vita
pienamente umana.
La commozione era visibile sul
volto di molti di noi che a fatica trattenevano le lacrime.
Grazie Shimano Roshi, grazie
Sakiyama Roshi, grazie Higaonna Sensei.