Perchè Zazen
di Luca Daisen Lestingi
Zazen è l'azione più semplice.
Basta poco per vivere questa verità. Come dice Blaise Pascal (completamente al di fuori
di qualsiasi orientalismo):
"...ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola cosa: l'incapacità di
starsene tranquilli, in una camera." (Pensieri - 139)
Zazen ci riporta ad una presenza del corpo e della mente qui ed ora. Ci fa vivere l'istante
nella pienezza del suo valore assoluto. In silenzio, immobili, affidati all'esattezza
millenaria della postura entriamo in comunione con l'Universo intero. Dalla Terra,
generosa madre, a tutti gli esseri, portiamo tutto ciò dentro la vastità che si crea in noi.
Viviamo in eccellenza il tempo e lo spazio, NOI tempo e NOI spazio senza escludere
nulla.
Soltanto seduti, completamente immersi in questa immobilità che tutto comprende, una
immobilità e un non far nulla che richiedono un estremo vigore ed una grande attività,
rischiariamo la mente e scopriamo quanto essa sia disturbata da un chiacchiericcio
continuo, un soliloquio martellante che ci accompagna per tutta la giornata e anche
durante il sonno. Concentrati sul respiro osserviamo questo flusso di pensieri e li
lasciamo andar via proprio come sono venuti, noi concentrati lì dove nascono, noi
concentrati lì dove vanno. Così nel perdurare dello sforzo approfondiamo la potenza
mentale, calmiamo i sensi, ampliamo la coscienza.
L'atto meditativo o contemplativo, con più proprietà di linguaggio, proprio perchè è
l'azione più semplice, è immediato viverlo con la sua quotidiana fisiologicità, come atto
depurativo, liberatorio, necessario al pari di qualsiasi funzione organica.
Mirabilmente Taisen Deshimaru Roshi (Insegnante del M° Taiten Guareschi) ha detto:
"Zazen è tornare alle condizioni naturali del corpo e dello spirito".
L'uomo di oggi, ovvero noi stessi nessuno escluso, è troppo sofisticato, il suo pensiero
troppo risucchiato da un atteggiamento sterile da cui il pensiero partorisce astrazione
continua, troppo lontano dal reale, dalle condizioni oggettive della vita, lontano della
necessità di concretezza. In altri termini l'uomo non sa più parlare al cuore dell'uomo. E'
sempre meno incisivo, diretto, sempre più futile e arrogante. La capacità elevatissima di
espressione viene indirizzata verso una di-strazione una di-visione, un processo evasivo.
Un uomo pensante sempre più sofisticato, ma sempre meno concentrato ossia sempre
meno al centro dell'essenza del gesto vitale.
E' ben palese l'atteggiamento eccitato, dispersivo, centrifugo che abbiamo
quotidianamente nei nostri atti. Corriamo con la testa in fiamme alla ricerca di altro
fuoco. Anche immersi nelle purezze di un paesaggio agreste siamo incapaci di
immedesimarci in esso, di essere tutt'uno con la natura e con la sua stessa evoluzione
naturale appunto. Il nostro stesso corpo non lo sappiamo più conoscere, siamo sempre
meno attenti ai cambiamenti naturali fisiologici e a quelli patologici di una malattia.
Gestiamo in modo fallimentare un corpo non conoscendo più le esatte esigenze,
alimentandolo solo di insicurezze maldestramente affrontate.
Non è un panorama nichilistico, pessimistico, è solo il vero senso dell'illuminazione:
vedere con coraggio la propria miseria e da lì con gioia rinascere dignitosamente.
Zazen è incontrare noi stessi.